I FOTOGRAFI E L’INDAGINE
dal metodo induttivo a quello deduttivo
Luca Chistè, novembre 2013
Sono molti i motivi di interesse di questo nuovo percorso visivo legato al territorio compreso fra le periferie nord della città di Trento e quelle che si estendo a sud di Bolzano. Per diverse ed importanti ragioni: in primo luogo perché questo progetto offre, nella prospettiva di una maggiore specializzazione di analisi rispetto all’omologa indagine della prima ricerca – i paesaggi di un’agricoltura messa a dimora per la produzione del vino e delle sue declinazioni legate al processo produttivo – l’estensione di una “catalogazione” ragionata del territorio che, per certi versi, inizia ad avere un respiro ampio, strutturato, longitudinale. Si tratta di un aspetto che occorre considerare non solo dal punto di vista dell’azione fotografica in sé e per sé, ma come valore storico, poiché, grazie alla somma dei diversi elementi che compongono questo quadro di ricerca visiva, ci si sta muovendo in uno spazio che dilata i confini dell’evento episodico, per divenire importante punto di riferimento nella disciplina fotografica legata alla comprensione del territorio, delle sue specificità e delle dinamiche che lo connotano. Un valore importante sotto il profilo progettuale, metodologico ed operativo, poiché, se a queste ricerche ne saranno aggiunte altre, in qualche anno di lavoro sarà creato un vero e proprio “panel” longitudinale di studio territoriale basato sulla fotografia. Un altro elemento di interesse riguarda il fatto che in ciascuno dei due progetti sin qui approcciati, è stata garantita agli autori, ancorché nell’ideazione di specifiche linee guida di ricerca, una notevole libertà di azione, volta a salvaguardare, sotto il profilo espressivo, la soggettività delle sguardo di cui ciascun fotografo è portatore. Il terzo elemento di interesse, a cui molti altri se ne potrebbero aggiungere, deriva dall’idea che le ricerche per immagini funzionano bene se esse si accompagnano con un approccio multidisciplinare, capace di comprendere un’estesa pluralità di attori e istituzioni: urbanisti, architetti, agronomi, esperti di settore delle diverse realtà produttive, università ed enti territoriali. Una prospettiva che offre alla fotografia piani di lettura articolati e che “scambia valore”, per generare, a sua volta, altre ipotesi di ricerca visiva derivanti dagli studi specialistici di ciascun settore.
In questa “circolarità del valore”, elemento strategico e permeante del progetto rimane comunque l’immagine fotografica.
Per questa seconda edizione del progetto sono stati chiamati quattro fotografi, diversi per territorio di provenienza (due per la provincia di Trento e due per quella di Bolzano) e portatori, ciascuno, di una propria cifra artistica ed interpretativa.
Gianni Bodini, Giorgio Dalvit, Fabio Maione e Stefan Stecher, hanno operato la loro indagine non con l’assegnazione di uno specifico ed individuale tema, ma con l’idea di poter lavorare, contemporaneamente, su un’unica linea di azione tematica, declinata in alcuni fondamentali capisaldi che, muovendo dall’interpretazione delle forme del territorio vitivinicolo, giungesse fino alle inevitabili “contaminazioni” con i confini urbani delle città, ne indagasse l’intima essenza sotto il profilo dell’identità culturale (la restituzioni di alcuni peculiari luoghi di culto, legati alla religiosità popolare presenti nelle campagne) per giungere alla descrizione, figlia di una sintesi efficace, del processo produttivo del vino.
Una ricerca basata sul principio deduttivo versus quello induttivo: muovere da un piano di ricerca entro cui i singoli sguardi potessero muoversi trasversalmente, piuttosto che, costruire, da singole ricerche fotografiche per autore, una mostra nel suo complesso.
Un approccio per certi aspetti inedito, la cui ricchezza è evidente nel lavoro di questa rassegna: sono state moltissime le immagini, tutte di notevole qualità tecnica ed espressiva, prodotte in relazione alle macro aree tematiche individuate dal piano generale di ricerca.
Immagini portatrici di una competenza dello sguardo che dimostra quanto articolato, duttile e affascinante sia il territorio compreso fra due province i cui confini sono destinati a dissolversi, l’uno nell’altro, grazie all’opera dell’uomo e da come egli organizza, disegna e gestisce lo spazio agricolo e quello antropico. Un unico grande respiro, che restituisce con chiarezza, alla nostra percezione, la morfologia dei luoghi e di come appaiano determinanti, per la loro comprensione, i sistemi culturali e quelli produttivi di chi lo abita e se ne prende cura.
Allo sguardo dei quattro autori e al valore del loro impegno, è necessario tributare il nostro più sincero ringraziamento.